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Cos'è lo Yoga?

  • Immagine del redattore: Bianca Pasquinelli
    Bianca Pasquinelli
  • 10 ago 2023
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 11 dic 2023

Lo yoga è un antichissimo e complesso sistema di conoscenze, frutto prezioso della plurimillenaria cultura indiana. Per oltre duemila anni la parola yoga è stata impiegata da svariate tradizioni, assumendo significati molteplici, a volte in contrasto tra loro. La difficoltà di dare una risposta univoca all’interrogativo Cos’è lo yoga? deriva anche dalla contemporanea proliferazione di proposte e correnti: raja, hatha, gyana, karma, bhakti, mantra, kundalini, laya, siddha, sahaja, eccetera. In questo articolo offrirò la mia personale visione, frutto della mia pratica, del mio percorso di studi e degli approfondimenti che ho svolto negli anni.


Iniziamo partendo dall’etimologia. Il termine yoga deriva dalla radice sanscrita yuj, che significa “congiungere, “unire”, ma anche “domare”. Esprime quindi lo stato opposto a ciò che i nostri psicologi chiamano alienazione, o che i buddhisti chiamano sakyadrishti, ossia il senso di separatezza, la sensazione di essere esclusi dall’essere. Allo stesso tempo, si prefigge di domare corpo e mente e di indurli a unire le loro forze per realizzare la persona che veramente siamo, con tutte le sue potenzialità. Una delle definizioni più famose del termine yoga è quella di Swami Satyananda Saraswati:


“Lo yoga è l’unione della coscienza individuale con la coscienza universale.”


Lo yoga ricerca l’unione in tutto ciò che può essere unito, corpo e mente, essere umano e universo, umano e divino, per raggiungere uno stato di pienezza, di felicità o di liberazione. Secondo una visione globale dell’uomo nella sua essenza ed esistenza, lo yoga indica sia un sistema filosofico (uno dei sei darsana o “visione” del pensiero indiano), sia la sua applicazione pratica. Ma com’è possibile realizzare questa unione? Partendo innanzitutto dal corpo.

Attraverso le Asana (posizioni) si inizia ad agire sull’aspetto più esteriore della personalità, ovvero il corpo, per scioglierne le tensioni muscolari, aiutarlo a riequilibrare le energie vitali degli organi e dei visceri, e conoscerlo. Le Asana sono uno strumento per osservare potenzialità e limiti del nostro corpo rendendoci più sensibili e più in ascolto di noi stessi e delle nostre fragilità. Se portiamo l’attenzione al respiro e al momento presente, e se questa attenzione è il più possibile non giudicante, emerge quella dimensione sottile che investe in modo particolare il mondo delle emozioni e quello della psiche. Si sviluppa così la consapevolezza dell’interrelazione tra la dimensione emozionale, mentale e fisica. Per questo lo yoga è una disciplina completa: non si può viverla solo a livello spirituale, o solo a livello fisico.

Percepire l’allineamento tra corpo, emozione e astrazione è di grande sostegno alla realizzazione di un sé più integrato. Swami Shivananda, importante maestro yoga di Rishikesh, spiegava lo yoga come “integrazione e armonia tra pensiero, parola e azione, o integrazione tra testa, cuore e mani.”


Oltre alle Asana, ci sono altre tecniche: Pranayama (tecniche di respirazione), Mudra (posizioni o gesti che rappresentano la psiche), Bandha (chiusure per canalizzare l’energia), Shatkarma (tecniche di purificazione). Praticate correttamente e sotto la guida di un insegnante competente, queste tecniche purificano il corpo, la mente e i sistemi energetici, preparando il terreno per le pratiche superiori di meditazione e per l’esperienza finale della coscienza cosmica, l’unione con la realtà suprema (il samadhi).

Praticare yoga, però, non vuol dire fare regolarmente soltanto sedute di Asana, Pranayama e meditazione, ma significa prima di tutto avere un profondo rispetto di sé e degli altri. È saper ascoltare, avere attenzione ed essere sempre presenti al momento che si sta vivendo; è mantenere chiarezza e onestà (Yama e Niyama, di cui parlo in questo articolo).

La comprensione delle aree più sottili dell’esistenza avviene grazie alla pratica costante e quotidiana, che permette di allenare la nostra sensibilità. Lo yoga insegna l’importanza della pratica metodica, di contro all’esercizio sporadico e occasionale. Richiede un sincero impegno, determinazione e fermezza, ma allo stesso tempo fiducia e pazienza. Riporto a proposito le parole di Marilia Albanese, indologa e autrice di importanti pubblicazioni sulla cultura asiatica e le discipline indiane: “L’impegno deve essere fermo e costante, però non ci deve essere disperazione nel momento in cui interrompiamo, in cui non riusciamo, o cadiamo: la costanza e la determinazione non sono tanto sulla tenuta, ma in molti casi sulla capacità di ricominciare dopo ogni caduta, serenamente, ovvero con una mente serena.”


È fondamentale, per chi si avvicina allo yoga, accettare ciò che avviene e diventare osservatori attenti e silenziosi di sé stessi, senza affrettare i tempi. Il lavoro che viene fatto sul corpo, infatti, deve essere eseguito in modo progressivo, senza saltare passaggi o fasi di addestramento. È fondamentale quindi praticare senza aspettative, focalizzandosi sul processo e non sul risultato finale. Per alcune persone questo concetto potrebbe essere difficile da mettere in pratica, soprattutto in una società sempre più veloce e iper-performante come la nostra. Occorre sempre tenere a mente che nella pratica yoga non è possibile la competizione, anche perché questo porterebbe all’illusione di percepirci separati uno dall’altro, mentre lo yoga intende portarci alla consapevolezza che siamo parte di un tutto, che siamo interdipendenti.

L’avvicinamento alla nostra vera natura interiore, la nostra parte incontaminata, ci permette di avvicinarci alla natura profonda dell’altro. Tutte le trasformazioni che otteniamo in noi stessi grazie alla pratica ci portano a una diversa percezione del mondo e influiscono sulle nostre relazioni con gli altri. Questo avviene perché la forza e la tranquillità acquisite grazie alla pratica yoga e all’autodisciplina si propagheranno naturalmente a tutti quelli che ruotano attorno alla nostra esistenza:


“Se il corpo cambia, cambia lo spirito e se lo spirito cambia

il cosmo intero si modifica.”

(Gabriella Cella)


In questo senso lo yoga è una potente mezzo di trasformazione.

In un periodo in cui il mondo sembra essersi perso, rifiutando i valori passati senza riuscire a stabilirne di nuovi, lo yoga fornisce alle persone un mezzo per connettersi con il proprio vero sé. Attraverso questa connessione è possibile manifestare armonia e compassione dove sino ad ora non ci sono state. È un aiuto per stabilire una nuova percezione di ciò che è reale, di ciò che è necessario, e per stabilizzarsi in un modo di vivere che abbracci sia la realtà interiore sia quella esteriore. Questo modo di vivere è un’esperienza che non può essere compresa intellettualmente, ma diventa conoscenza vivente solo attraverso la pratica e l’esperienza.



Scritto da Bianca Pasquinelli.



BIBLIOGRAFIA:

- Swami Satyananda Saraswati, Asana Pranayama Mudra Bandha, Yoga Publications Trust, Munger, Bihar, India, 2015.


- Gabriella Cella Al-Chamali, Il grande libro dello yoga, Rizzoli, Milano 2018.


- Alan Watts, Le filosofie dell’Asia, Mondadori, Milano 1996.


- Federico Squarcini e Luca Mori, Introduzione allo yoga. Filosofia, disciplina, stile di vita, RCS MediaGroup, Milano 2017.

 
 
 

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